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Dichiarazione di successione

 

Cos'è

La dichiarazione di successione è un'adempimento di natura fiscale che deve essere effettuato entro il termine di 12 mesi dalla apertura della successione (la morte del de cuius). La dichiarazione di successione non è nient'altro che una informazione di carattere fiscale che il contribuente (erede o legatario) deve fornire all'Agenzia delle Entrate avente ad oggetto i beni posseduti dal defunto al momento della morte.

 

Come si compila

Fino al 2018 la dichiarazione di successione era cartacea e consisteva nella compilazione di alcuni moduli (modello 4) predisposti dall’Agenzia delle Entrate e che dovranno essere successivamente presentati all’ufficio dell'agenzia delle entrate nella cui circoscrizione era fissata l’ultima residenza del defunto.

Dal 1 gennaio 2019 la dichiarazione di successione si può presentare solamente on-line tramite un portale dedicato dell'Agenzia delle Entrate. LA compilazione online è obbligatoria dal 2019 ma facoltativa da gennaio 2018 e lo studio del Notaio Federico Casnati fin dal 2018 invia telematicamente le successioni all''Agenzia delle Entrate.

La dichiarazione di successione si compone di diverse parti: il frontespizio dove si indicano le generalità del defunto e di chi sottoscrive la successione, il quadro EA in cui vengono riportati i dati degli eredi, legatari, rinuncianti ed altri soggetti, il quadro EB ed EC in cui si indicano i diritti reali immobiliari, il quadro ED  dove invece si indicano le passività, e ulteriori quadri in cui indicare crediti, rendite, aziende, azioni/titoli, donazioni effettuate in vita, etc..
 

Quando non è obbligatoria

Non è obbligatorio presentare la dichiarazione di successione quando concorrono tre condizioni:

- l'attivo ereditario non comprende beni immobili;

- l'attivo non è superiore a 100.000,00 Euro 

- gli eredi sono il coniuge, i figli, i genitori e gli altri parenti in linea.

 

Quali beni si devono indicare e quali sono le esclusioni

I beni da indicare in nella dichiarazione di successione (un tempo chiamata denuncia di successione) sono i beni immobili, i beni mobili di valore, crediti, conti correnti, titoli e azioni del de cuius. A ciò vanno aggiunte le liberalità (donazioni) disposte in vita ed i debiti. Possono essere, inoltre, detratte le spese funerarie e mediche degli ultimi 6 mesi. Queste spese, tuttavia, vengono detratte solamente dall'imposta di successione (ove dovuta) e non dalle imposte ipotecarie e catastali.

Se il defunto era intestatario di conti correnti o cassette di sicurezza occorre effettuare due operazioni preliminari.

La prima è quella di richiedere alla Banca l'estratto conto aggiornato alla data del decesso, in questo estratto conto ai fini della dichiarazione di successione verranno indicati anche i movimenti degli ultimi tre giorni di vita del de cuius.

La seconda operazione, consigliata, è quella di procedere all'apertura della cassetta di sicurezza con un funzionario dell'agenzia delle entrate o un notaio, al fine di redigerne l'inventario del contenuto e indicarlo nella dichiarazione di successione. In caso contrario sarà poi necessario presentare un'ulteriore dichiarazione di successione, integrativa della precedente.

Gli unici beni esclusi sono i titoli di Stato e gli autoveicoli iscritti al pubblico registro automobilistico (PRA), per questi ultimi si effettuerà solamente una voltura dell'intestazione con copia conforme dell'accettazione di eredità.

Infine, in seguito alla registrazione della dichiarazione di successione sarà possibile volturare l'intestazione catastale degli immobili.

 

Quanto è l'imposta di successione (aggiornato al 2019)

L'imposta di successione varia a seconda del rapporto di parentela che gli eredi vantavano con il de cuius.

Il coniuge e parenti in linea retta (figli, ascendenti e discendenti) pagano infatti 4%, ma solamente per quanto eccede il milione di euro;
i fratelli e le sorelle pagano invece il 6%, con una franchigia di  100.000 Euro;
gli altri parenti (fino al 4° grado) e gli affini in linea collaterale (fino al 3° grado) pagano il 6% senza alcuna franchigia;
tutti gli altri soggetti pagano, infine, l'8% senza alcuna franchigia.

Qualora, poi, vi siano beni immobili all'interno dell'eredità, dovrà essere pagata anche l'imposta ipotecaria e catastale, pari rispettivamente all 2% e all’1% del valore dell'immobile. Questa imposta è da versare con il modello F23 mediante autoliquidazione, calcolata sui valori dichiarati da chi presenta la dichiarazione di successione. La base imponibile è la rendita catastale per le abitazioni mentre per i terreni edificabili è il valore di mercato.

 

Agevolazioni fiscali

Sono due le principali agevolazioni fiscali, una in riferimento all'imposta di successione e un'altra limitatamente alle imposte ipotecarie e catastali (che devono essere pagate nel caso ci siano immobili nell'eredità).

La prima fattispecie è quella dell'erede portatore di handicap grave, in questo caso la franchigia applicata viene aumentata, a prescindere dalla parentela con il defunto, ad Euro 1.500.000.
La seconda fattispecie riguarda la possibilità di invocare le agevolazioni "prima casa" anche in sede di successione. Qualora anche un solo erede possa invocare le agevolazioni in oggetto, avendone i requisiti, l'agevolazione spetterà a tutti gli eredi limitatamente all'immobile sul quale si invocano le agevolazioni stesse. In questo caso le le imposte ipotecaria e catastale non sono dovute nella misura  del 2% e 1% ma in quella fissa di 200 Euro ciascuna.

 

Accettazione e rinuncia all'eredità e dichiarazione di successione: facciamo chiarezza

La dichiarazione di successione, essendo un adempimento fiscale, non comporta accettazione dell'eredità: chiunque la presenti infatti sarà libero di accettare o rinunciare all'eredità nei termini ordinari (10 anni se non si è nel possesso dei beni ereditari) e sarà quindi sempre possibile rinunciare all'eredità con atto notarile o con atto del Cancelliere del Tribunale.

 

Clicca qui per conoscere quali sono i documenti necessari per predisporre la dichiarazione di successione.

 

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